Percorrendo la costa del basso Adriatico, da Chieti a Vieste, noteremo una struttura a palafitta che accomuna il paesaggio. Si tratta del trabucco – trabocco nella variante abruzzese – una costruzione nata per implementare l'attività della pesca senza dover prendere il largo, evitando quindi di sottostare alle eventuali condizioni meteorologiche avverse. Secondo alcuni storici pugliesi l'origine dei trabucchi è da addebitarsi ai Fenici, mentre la documentazione più antica relativa alla loro esistenza risale al XVIII secolo. Presenti anche in alcuni punti del litorale tirrenico, essi sono tuttavia caratteristici delle coste del Gargano, del Molise e dell'Abruzzo, regione, quest'ultima, dove è nata addirittura la “Costa dei Trabocchi”.
Pur differenziandosi tra loro leggermente a causa della diversa morfologia dei luoghi, i trabucchi sono facilmente riconoscibili poiché in ogni caso sono costituiti da una piattaforma in legno, ancorata alla roccia da grossi tronchi e dalla quale si protendono le antenne, bracci che sorreggono una grossa rete a maglie. Per la costruzione viene utilizzato il pino d'Aleppo in quanto ampiamente diffuso nella zona, resistente alla salsedine e dotato di una certa elasticità.
La tecnica consiste nel calare in mare la rete, chiamata anche trabocchetto, dopo che uno dei traboccanti (così si chiamano coloro che vi lavorano), arrampicatosi su una delle antenne, avvista il movimento di branchi di pesci.Sebbene si tratti di un sistema dagli ottimi risultati che tra l'altro, come già accennato, permette di pescare dalla terra ferma, tuttavia esso è anche faticoso e oggi tende a perdersi. La maggior parte dei trabucchi sono aperti ai turisti e alcuni sono stati anche convertiti in ristorantini, sicuramente suggestivi data la posizione sulla costa, se non addirittura in mezzo all'acqua. Per quanto riguarda il nome, è vero sì che esso trae l'origine dal trabocchetto, ma non dobbiamo dimenticare la somiglianza con trabs, trabis, termine latino che indica il palo e la cui valenza si estende fino a comprendere il significato di imbarcazione nel linguaggio poetico.
Da Peschici a Vieste si contano tredici trabucchi. Sarebbero stati in realtà quasi il triplo, ma l'azione del tempo e la mancata premura da parte dell'uomo, ne hanno determinato la distruzione su vasta scala. Oggi, per fortuna, essi sono tutelati dal Parco Nazionale del Gargano ed entrano a pieno titolo nel patrimonio della civiltà garganica. Le radici sono da attribuirsi all'ingegno dell'uomo dei secoli passati, ai pescatori che, per assicurarsi la sopravvivenza, correvano un alto rischio di naufragi a causa, da un lato delle imbarcazioni pirate o nemiche, dall'altro della violenza delle correnti marine. Insomma, una nascita romantica, nell'accezione storica del termine, che ha fatto dei trabucchi uno dei soggetti preferiti da artisti e artigiani del luogo.
Il trabucco di San Francesco, sulla costa di Vieste, a ridosso dell'omonimo convento, costruito più di un secolo fa, sembra essere il più antico. Grazie alla vista panoramica che offre e all'impianto di illuminazione che ne consente la visita anche nelle ore serali, esso è sicuramente uno dei più siti che più attraggono i turisti.
Posto sul promontorio di Testa del Gargano, il trabucco di Punta la Testa è circondato da pini d'Aleppo e piante della macchia mediterranea, come mirto e rosmarino, che contribuiscono con i loro profumi a rendere il luogo ancora più suggestivo. Sempre a Vieste è da segnalare il trabucco Tufara, all'estremità del promontorio di Porticello, su cii si erge una torre di difesa, altro elemento caratteristico della costa garganica, e sul quale sono stati portati alla luce resti di insediamenti attribuibili all'età del bronzo e ad un'antica struttura portuale.
A Peschici invece, di grande fascino, troviamo la cosiddetta “punta d'oro”, un insieme di tre trabucchi, il principale dei quali è ancora in funzione. Posti sullo stretto promontorio e radicati alla roccia, si presentano come un'imponente costruzione che dà la vista su un paesaggio selvaggio e affascinante. Difficile resistere alla tentazione di visitarlo e assaggiare il pesce fresco nel relativo ristorante.
Il trabucco di Punta San Nicola è invece interessante perché offre la vista sul versante orientale del centro di Peschici, sulle baie sottostanti e su Punta di Manaccora, famosa per i ritrovamenti archeologici risalenti al neolitico.
A dire il vero, sarebbe interessante visitare ogni trabucco. Con queste poche righe abbiamo voluto darvi un input, uno stimolo a visitare questi luoghi, a soffermarvici, lasciando che natura, storia e poesia vi riempiano polmoni e vene.